Madama Butterfly e lo iaido

Riflessioni su Musica e Arti marziali

di Stefano Teani

Nel mese di Settembre Lucca ha ospitato una nota manifestazione annuale riguardante il mondo vegetale, “Murabilia“. L’edizione di quest’anno aveva come filo conduttore il Giappone e ha visto la partecipazione del nostro dojo Akitsukai Lucca. Il caso ha voluto che io venissi coinvolto in duplice veste: da una parte come pianista per un piccolo concerto (una selezione di arie dall’unica opera di area giapponese composta da Puccini, Madama Butterfly) e, dall’altra, in veste di praticante di iaido (l’arte dell’estrazione della Katana) in una dimostrazione pubblica.

Come sempre, le intuizioni migliori giungono senza essere ricercate. Poiché il concerto si sarebbe tenuto in una serra piena di orchidee nipponiche, denominate ad hoc “Le orchidee dei Samurai”, subito l’idea giusta si presentò alla mia mente. Non so spiegare perché ma ho sempre desiderato suonare in tenuta da arti marziali: quel giorno era l’occasione che cercavo.

E così è stato. Nel mio iaidogi completamente nero, con spada al fianco, mi sono presentato davanti al pubblico; poi ho deposto con cura la spada sopra la coda del pianoforte e, dopo una breve presentazione degli artisti e del motivo del mio abbigliamento, abbiamo dato inizio alla performance. Il pubblico era molto colpito e interessato dal mio abbigliamento e, ovviamente, rapito dalla musica di Puccini.

Alla fine della nostra performance, dopo applausi e ovazioni, ho spostato il pianoforte e chiamato i miei istruttori e compagni di iaido (anche loro vestiti per l’occasione) per raggiungermi di fronte al pubblico. A quel punto hanno presentato più dettagliatamente questa arte marziale e, tutti insieme, ne abbiamo dato una breve dimostrazione. La concentrazione delle persone era palpabile; quelli più distanti osservavano ciascuno di noi con grande interesse mentre i più vicini si mostravano leggermente impauriti nel vedersi arrivare velocemente la spada a pochi centimetri di distanza. Tuttavia nessuno ha detto una parola fino al nostro saluto finale, quando la tensione si è sciolta e tutti ci hanno tributato un grande applauso.

    

Moltissimi gli apprezzamenti che abbiamo ricevuto allora, scoprendo che eravamo riusciti a comunicare molto più di quello che ci saremmo aspettati. Questa esperienza è stata davvero coinvolgente – per il pubblico come per me – e ricca di stimoli e riflessioni.

Le affinità fra musica e arti marziali sembrano così improbabili che pochi credono ve ne siano. In realtà non sono distanti quanto si pensi e – senza dubbio alcuno – si aiutano vicendevolmente. Per prima cosa è fondamentale la concentrazione; in entrambi gli ambiti, infatti, è richiesta la stessa totale, profonda concentrazione. Che si tratti di una performance musicale o di un enbu, vige l’imperativo latino hic et nunc, “qui e ora”. Tutto il resto del mondo, della propria vita, dei problemi e delle gioie personali, devono restare fuori dal dojo e dal palco…o almeno dovrebbero!

Un secondo punto di contatto è il ritmo. Non mi riferisco al ritmo musicale, quanto piuttosto all’andamento, alla scansione metrica di un brano musicale, così come per un kata. Come nella musica abbiamo temi, melodie, ritmi più lunghi e più corti, binari e ternari, così nei kata abbiamo passi più lunghi o più brevi, tecniche più ravvicinate o separate, interpretazioni di maestri diversi. La stessa cosa vale in ambito musicale, basta ricercare su YouTube una qualsiasi sinfonia di Beethoven e divertirsi ad ascoltare quante versioni drammaticamente diverse ne esistano.

Un’aspetto invece molto diverso, che infatti sul momento mi ha creato un po’ di confusione, è l’aspetto dell’inchino. Se dopo sedici anni di karate avevo già i miei problemi ad assimilare l’inchino dello iaido, ancora più straniante, per la mia mente, è stato gestire l’inchino “da pianista” con l’abbigliamento dello iaido indosso. Si tratta, infatti, di inchini piuttosto diversi fra loro, ognuno con piccole caratteristiche peculiari che tralascerò ora di riportare.

Per concludere, musica e arti marziali sono due mondi molto complessi, profondi e nobili che io – ma sono in buona compagnia – ho la fortuna di frequentare. Poter esprimere queste due passioni simultaneamente come in questa occasione è un privilegio meraviglioso che spero vivamente di ripetere quanto prima. Ma si tratta di un privilegio altrettanto prezioso per il pubblico che vi assiste, dando la possibilità di divulgare un’arte marziale purtroppo poco nota servendosi del mezzo di comunicazione più potente al mondo, la Musica.

Ecco perché consiglio di incentivare occasioni del genere…chissà che non si riesca a ideare un nuovo format di “concerto”!

Stage primaverile di iaido

Il 27 e 28 maggio presso il C.U.S (Centro Sportivo Universitario ) di Modena si è svolto come di consueto lo stage primaverile di iaido con i maestri giapponesi. In questa occasione la delegazione della ZNKR era composta dai maestri Hanshi 8° dan Hanshi Mitani Teruo sensei e Nakamura Masato sensei.

Durante lo stage sono stati approfonditi i punti fondamentali dei 12 kata di Seitei. Una particolare attenzione è stata rivolta al saluto alla katana. Il saluto è da considerarsi un Kata a tutti gli effetti e viene eseguito all’inizio e al termine di una lezione o di un enbu. Il saluto nello iaido assume un’ importanza rilevante in quanto si mostra il massimo rispetto per la Katana, che non è un semplice oggetto per tagliare ma è uno strumento che aiuta a migliorare noi stessi, principale scopo del budo.

Due giorni intensi in cui i Maestri con la massima disponibilità si sono prodigati nel suggerire preziosi consigli a tutti quanti per migliorare gli aspetti tecnici dell’uso della spada giapponese.

Il M° Nakamura, che ha curato l’allenamento dei gradi bassi (mudan, 1° e 2° dan), ha cercato di far capire l’importanza della fluidità del movimento che alcuni praticanti scambiano con la velocità. Un altro messaggio importante che ha cercato di trasmettere è la pienezza con cui le tecniche devono essere eseguite.

Il M° Mitani che ha seguito l’altro gruppo (dal 3° Dan in poi) dando importanti input tecnici.

Al termine del seminario si sono svolti gli esami per i passaggi di grado, dal 1° al 5° Dan.

Complementi ad Anna Rosolini, che ha conseguito il 4° dan, e a Rosita Giovannetti, che ha conseguito il 2° dan.

iaido, l’arte marziale dei samurai

Lo iaido (居合道) è un’arte marziale che studia l’uso della spada giapponese, la katana. La caratteristica dello iaido è che l’estrazione della spada si traduce direttamente in una tecnica di taglio. Questo primo attacco viene seguito da una serie di altre tecniche appropriate alle varie situazioni. Lo iaido si pratica attraverso l’esecuzione di schemi preordinati (kata) che prevedono diversi scenari in cui si viene attaccati da avversari. Non appena si percepisce l’intenzione aggressiva dell’avversario si reagisce immediatamente con la katana. In questi scenari non c’è nessuna intenzione aggressiva da parte del praticante, anzi, il suo scopo è quello di concludere l’incontro con la katana che rimane nel fodero (saya no uchi). Per questo la spada viene estratta solo all’ultimo momento: farlo prima sarebbe una dimostrazione di ostilità che servirebbe solo ad esacerbare lo scontro.

Il praticante di iaido deve quindi sviluppare una forte presenza e una pressione psicologica (seme) che possano dissuadere un avversario dall’attacco. Tuttavia, nel momento in cui la katana viene estratta, bisogna usarla in modo sicuro, efficiente, per porre fine allo scontro e vincere l’avversario senza farlo inutilmente soffrire. Tutto ciò, naturalmente, non ha nessuna applicazione pratica nei nostri giorni, e la descrizione delle azioni di un kata sembra molto cruenta.

Tuttavia lo studio, puramente teorico, dello iaido porta a una consapevolezza del movimento, caratterizzato da momenti di calma da cui si passa all’azione improvvisa e decisiva. I movimenti sono sempre controllati e precisi, e questo sviluppa la capacità di rimanere tranquilli nelle situazioni impegnative, a mantenere la chiarezza mentale, a sviluppare il rispetto per l’altro. Questo atteggiamento è espresso sia durante l’esecuzione di un kata sia nel proprio comportamento nel dojo. In assenza di un nemico reale il praticante di iaido deve invece superare i propri ostacoli interiori.